Si parla tanto di tumore, per fortuna con parole sempre più improntate alla speranza e all’ottimismo. Grazie ai risultati dei nuovi farmaci, alle promesse della ricerca, all’esercito dei ‘sopravvissuti’, che solo in Italia conta ormai milioni di persone. Ma la dimensione più intima del tumore, quella vissuta all’interno della famiglia, sfugge del tutto alla luce dei riflettori e ai dibattiti pubblici. In particolare se a essere colpita è una donna. Agli uomini, trasformati in ‘eroi per caso’ dalla malattia della compagna, dalla gestione emotiva e concreta dei figli, dalla vita quotidiana e da quella vissuta in ospedale, stando anche attenti a non trascurare troppo il lavoro, Roche dedica il premio #afiancodelcoraggio.
Un’azienda questa con una tradizione importante di terapie innovative in oncologia (basti pensare al trastuzumab), che si è scelta un ‘motto’ ispirato agli unmet need dei pazienti (Doing now what patients need next). Ma soprattutto un’azienda guidata da Maurizio de Cicco, uomo illuminato, grande nella sua sensibilità e capace di commuoversi anche di fronte alla platea delle grandi occasioni, mentre racconta di quella donna con il cancro dell’ovaio che si aggrappava alla vita strappando alla malattia una tappa dopo l’altra: la promessa di poter assistere alla nascita della nipotina, poi al suo battesimo, poi alla sua prima vacanza al mare, poi chissà…
Perché curare il tumore, alla fine è proprio questo. Dare ad una madre la possibilità di veder crescere i propri figli, ad una nonna la gioia di ricevere un disegno con dedica (‘alla nonna più bella del mondo!’) dalla nipotina, ad un marito veder rifiorire alla vita la propria compagna. “Chi fa ragioneria – afferma il Ministro Beatrice Lorenzin, intervenuta alla presentazione del premio – non si rende conto di cosa significhi cronicizzare una malattia come il cancro. Gli anni strappati al tumore sono fondamentali nella vita di una madre. Spingere il progresso scientifico e l’innovazione dunque è un must. Oggi abbiamo a disposizione tante terapie innovative, ma dobbiamo governare il processo”. “Avere accanto una persona nella malattia – ricorda Gianni Letta, presidente della giuria di #afiancodelcoraggio – è molto importante. Si chiama terapia della speranza, importante quanto quella medica e farmacologica per uscire da questa vicenda”. E’ la capacità di guardare avanti, il convincersi di avere un futuro. E avere un uomo accanto durante la malattia, “qualcuno che parla al plurale della tua malattia (‘ce la faremo!’) – ricorda Melania Rizzoli, medico, politica, scrittrice e lei stessa unasurvivor – ti dà una grande forza, ti infonde coraggio. Avere una persona che cerca di tenerti dentro la vita è fondamentale”. “E’ molto bello – afferma Nicoletta Cerana, presidente di Acto (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) onlus – che a questi uomini si dedichi finalmente la giusta attenzione con un concorso letterario dedicato alle loro storie. Storie vere. Storie da raccontare. Belle storie per noi donne che amiamo i nostri mariti, belle per i nostri figli che imparano a confrontarsi con la malattia anziché fuggirla. Perché come scriveva Tagore, nel mondo il dolore esiste, ma a noi è consentito di trasformarlo in gioia”.